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SPEECH SMARTAGRIFOOD SUMMIT´21

30 Sep 2021

30 September
11:00 – 12:00 h. Opening ceremony of SMARTAGRIFOOD SUMMIT´21
 
Keynote Speech: Paolo De Castro, member of the European Parliament's Agriculture Committee
 
• Dubravka Šuica. Vice-President of the European Commission for Democracy and Demography (video)
• Luis Planas. Minister of Agriculture, Fisheries and Food of the Government of Spain (TBC)
• Carmen Crespo. Minister of Agriculture, Livestock, Fisheries and Sustainable Development of the Government of Andalusia (TBC)
• Maciej Golubiewski. Head of Cabinet of Commissioner of Agriculture European Commission 
• Manuel Campo Vidal. President of European Foundation for Innovation (INTEC)
• Francisco de la Torre. Mayor of Málaga

Speaking points PDC
 
• Buongiorno a tutti e grazie per l’opportunità di essere con voi questa mattina, seppur in video-collegamento. Come alcuni di voi già sanno, sono legato alla Spagna da rapporti ormai indissolubili, non solo per le origini della mia famiglia, ma anche per le amicizie, le collaborazioni e l’unità di intenti che ho sempre avuto con i colleghi spagnoli, sia da ministro che da parlamentare europeo, e che hanno portato a risultati importanti e tangibili per gli agricoltori e i produttori agro-alimentari spagnoli, italiani e, più in generale, mediterranei.
 
• Voglio salutare la Vice-Presidente della Commissione europea Suica (pronuncia SUIZA) che contribuirà al nostro dibattito, i rappresentanti del Governo spagnolo e della giunta regionale andalusa, in particolare l’amico Luis Planas, e il padrone di casa: il sindaco di Malaga Francisco de la Torre.
 
• Lasciatemi poi ringraziare l’amico Juan Francisco Delgado e tutti gli organizzatori dello Smart AgriFood Summit: sono davvero onorato del vostro invito e dell’opportunità che mi è stata concessa.
 
• L’edizione di quest’anno dello Smart AgriFood Summit rappresenta un ritorno alla normalità, in particolare per un forum che, negli anni, ha saputo trasformarsi in un vero e proprio punto di riferimento, a livello europeo e non solo, per l’innovazione in ambito agricolo e agroalimentare.  Innovazione non solo per i cosiddetti “big players”, ma anche per piccole e medie imprese e start-ups ,che ricopriranno un ruolo fondamentale per il futuro del settore.
 
• In un contesto complesso e articolato – determinato non solo dall’emergenza sanitaria, ma anche dai trend di lungo periodo come i cambiamenti climatici, la concorrenza internazionale e l’impegno istituzionale preso con l’European Green Deal – oggi viene chiesto alle imprese agricole europee di vincere una doppia sfida, quella della competitività e della sostenibilità.
 
• L’innovazione è certamente la risposta per vincere queste sfide, ma il fatto di poterla introdurre e applicare nelle aziende agricole non è così scontato: esiste, infatti, una serie di problematiche non risolte di tipo strutturale, economico, normativo e culturale che ne ostacola la diffusione. Non solo, incide negativamente anche una sorta di diffidenza della popolazione verso tutto ciò che in ambito agroalimentare è percepito come “tecnologico”.
 
• Lasciatemi contestualizzare la nostra discussione: nel 2019 la popolazione mondiale ammontava a 7,7 miliardi di persone, il 54% delle quali concentrata nelle aree urbane. La FAO stima che nel 2050 la popolazione raggiungerà i 9,7 miliardi e che questo incremento richiederà un aumento della produzione di cibo del 60-70% rispetto a quanto prodotto oggi. Il fabbisogno richiesto salirà anche in virtù della crescita dei redditi pro-capite, e le conseguenti modifiche dei regimi alimentari, in particolare in alcuni Paesi (come Cina, Polonia, India, Giappone, Stati Uniti) già nei prossimi 5 anni. Produrre più cibo con queste premesse diventa un obiettivo difficile, ma necessario.
 
• Questo scenario, già di per sé problematico, è aggravato dal cambiamento climatico - negli ultimi 40 anni è infatti triplicato il numero dei disastri naturali, con evidenti ripercussioni sull’ambiente e sull’agricoltura - e dalla crescente scarsità di terra e di acqua, ovvero dei fattori produttivi di base per l’agricoltore. Il pianeta ci parla e non possiamo più ignorarlo.
 
• Date queste premesse, non deve stupire che nel 2019 l’Unione Europea abbia messo in campo un piano d’azione, il Green Deal, che dovrebbe portarci entro il 2050 alla neutralità climatica (zero emissioni nette di gas a effetto serra). All’interno del Green Deal due strategie in particolare – “From Farm to Fork” e “Biodiversità” – fissano gli obiettivi che interessano il settore agricolo e che avranno impatti rilevanti sulle attività di tutta la filiera, perché riguardano:
o la riduzione degli agrofarmaci e dei fertilizzanti;
o l’aumento delle superfici a biologico nell’UE; 
o la promozione di nuovi modelli per il benessere degli animali, per la sicurezza degli approvvigionamenti e per l’equità dei redditi degli agricoltori; 
o la riduzione degli sprechi alimentari e degli imballaggi non ecologici/riciclabili.
 
• Il Forum di oggi offre l’occasione per riflettere su tutte queste sfide, che riguardano il futuro del settore agricolo e alimentare, a partire dall’indirizzo che l’Unione Europea ha voluto suggerire con il Green Deal. Gli obiettivi di sostenibilità che pone il Green Deal sono infatti molto ambiziosi e, per quanto condivisibili, non possono essere lasciati solo in capo agli agricoltori senza prevedere strumenti ed interventi specifici a supporto. Ecco perché abbiamo chiesto ed ottenuto che il 55% dei fondi destinati allo Sviluppo Rurale derivanti dal Next Generation EU, oltre 8 miliardi di euro per il 2021 e 2022, fossero riservati agli investimenti in innovazione delle aziende agricole.
 
• Sempre nell’ottica di raggiungere le finalità della strategia From Farm to Fork, sarà necessaria anche una maggiore apertura verso l’utilizzo delle tecniche di miglioramento genetico sostenibili che, a mio avviso, rappresentano un esempio di innovazione, offrendo la possibilità di combattere le malattie e migliorare le produzioni per via genetica e non più per via chimica. Si tratta di una straordinaria opportunità che ci sta dando oggi la scienza, e che non possiamo più permetterci di lasciarci scappare.
 
• Un’altra rivoluzione di cui molto si dibatte all’interno del Parlamento europeo riguarda lo smart-farming, ovvero le nuove tecnologie digitali, meccaniche e di precisione che consentono di ridurre l’uso della chimica nelle coltivazioni. Non dobbiamo però pensare a tecnologie avveniristiche molto costose, accessibili solo alle grandi aziende. Stiamo parlando di droni, di satelliti e di attrezzature che permettono agli agricoltori, anche a costi contenuti, di concentrare l’utilizzo delle sostanze chimiche solo nella porzione di campo dove sono necessarie per contrastare le malattie che colpiscono le colture: questo significa riduzione dei costi, maggiore efficienza e dunque sostenibilità. Ecco perché l’innovazione è davvero l’unica risposta concreta per rispondere adeguatamente alle sfide imposte dalla strategia Farm to Fork. Per tradurre i buoni propositi nei fatti che chiedono gli agricoltori, la concretezza arriva dall’innovazione.
 
• L’analisi e la comprensione di questi fattori preliminari sono determinanti per paesi, come quelli mediterranei, in cui la filiera agroalimentare ricopre un ruolo chiave per la ricchezza del territorio. Persino durante la pandemia, l’export dei nostri paesi ha registrato un incremento confortante, confermando il trend positivo degli ultimi dieci anni e in controtendenza con i cali di altri Stati europei quali Francia e Germania. Ci troviamo quindi nella condizione di dover continuare ad essere competitivi e, nello stesso tempo,sostenibili, ma non sempre questi due obiettivi vanno a braccetto.
 
• Proprio in questo senso, l’innovazione tecnologica può essere la leva determinante che aiuta a raggiungere entrambi gli obiettivi. Gli scenari della scarsità alimentare, delle risorse naturali e dei cambiamenti climatici ci sembrano fantascienza, ma in realtà ci riguardano da vicino, soprattutto per le implicazioni che generano sul mercato dei prodotti agricoli e sul quadro di regolamentazione del settore. Non dobbiamo dimenticarci che la tenuta socio economica dei nostri territori è legata ad una filiera, come quella agroalimentare, che negli ultimi anni ha aumentato il proprio posizionamento internazionale grazie ad una crescita nell’export dei propri prodotti.
 
• Nell’attesa che siano risolte le criticità strutturali, diventa pertanto determinante sciogliere il problema del pregiudizio dei consumatori nei confronti delle innovazioni tecnologiche nel settore agroalimentare. Ma quanto è radicata questa diffidenza e in che modo si può mitigare? I prodotti agroalimentari derivanti da aziende “tradizionali” sono percepiti come di qualità superiore rispetto a quelli che provengono da aziende tecnologicamente avanzate. Un dato rilevante, che conferma lo scetticismo dei consumatori nei confronti dell’innovazione tecnologica applicata al comparto alimentare. Perché? Quali significati associano le persone all’agricoltura “tech” per non vedere di buon occhio l’innovazione?
 
• La corretta comunicazione della tecnologia innovativa impiegata nelle aziende agricole europee può migliorare il giudizio dei consumatori nei confronti della stessa in misura rilevante ed è senza dubbio la leva da azionare per scardinare i pregiudizi. Una maggiore conoscenza degli strumenti tecnologici utilizzati e dei relativi benefici economici, sociali e ambientali rende il consumatore più attento e più propenso ad accogliere queste innovazioni con favore, soprattutto alla luce di uno scenario futuro che non consente molti margini di manovra
 
• Solo se saremo in grado di convincere l’opinione pubblica, potremo risolvere la complessa equazione del produrre di più, in modo più sostenibile, e consumando meno, rispondendoalla doppia sfida della produttività e della sostenibilità che richiede il Pianeta, e mettendoin pratica quella che la FAO ha definito intensificazione sostenibile. Come risolvere dunque l’equazione? Le strade possibili sono tre: la genetica, la chimica e le tecniche agronomiche. La storia insegna che intervenire sul patrimonio genetico delle piante è la strada che ci ha consentito i miglioramenti più incisivi, con un aumento della produttività di oltre il 50% e rilevanti progressi in materia di sostenibilità, particolarmente accentuati negli ultimi 20 anni.
 
• La chiave per cambiare la percezione dell’innovazione nell’agricoltura si trova ancora una volta nella comunicazione. Occorre una nuova narrativa affinché il consumatore accetti di buon grado le novità. Serve una visione diversa, dobbiamo spiegare che le nuove biotecnologie sostenibili assieme all’agricoltura di precisione sono il fulcro di una vera e propria rivoluzione in agricoltura, che ci può consentire finalmente di combinare produttività, sostenibilità e perfino tradizione. Non esiste antitesi, come si tende a raccontare, fra innovazione e tradizione, anzi, la prima può aiutarci a preservare la diversità agricola, di cui i consumatori sono tanto preoccupati. L’esempio della viticoltura è perfetto: se utilizziamo le NBT potremo rendere resistenti decine se non centinaia di varietà altrimenti destinate a sparire dal mercato e continuare a produrre i vini eccellenti e particolari, di cui nostri produttori vanno giustamente fieri. Dobbiamo spiegare i benefici dell’innovazione, perché il problema principale dei consumatori è quello non tanto di sovrastimare i rischi, ma di sottostimare i benefici delle nuove tecnologie, che sono ben presenti ad esempio in campo medico, ma quasi sconosciuti in agricoltura. Va stretto un patto di fiducia fra scienza, agricoltori e consumatori.
 
• A proposito di benefici da comunicare ai consumatori, lasciatemi evidenziare ancora una volta le opportunità che l’agricoltura di precisione porta alle aziende agricole, sottolineando la necessità di superare i maggiori ostacoli alla diffusione di queste tecnologie, come le ridotte dimensioni delle aziende stesse, il mancato accesso a Internet o la scarsa conoscenza degli strumenti innovativi a disposizione.
 
• In conclusione, produttività, sostenibilità, innovazione e conoscenza dei relativi benefici da parte di agricoltori e consumatori viaggiano sullo stesso binario e puntano al 2050 con la ragionevole speranza di trovare soluzione ai problemi complessi derivanti dall’aumento della popolazione mondiale e dai mutamenti climatici. Per questo il legame fra l’investimento in nuove tecnologie e l’innovazione da parte degli agricoltori appare essere la strategia migliore, considerando lo scenario previsto nei prossimi 30 anni.
 
• Serve quindi un cambio di rotta: incontri come quello di oggi, grazie all’impegno degli organizzatori dello Smart AgriFood Summit, saranno sempre più cruciali per vincere questa sfida. Grazie.

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